La stagione estiva volge al termine e ci consegna, tra l’altro, alcuni spunti di riflessione su cui lavorare per il futuro. Una menzione particolare merita la crescita dei viaggi cosiddetti “bleasure”, fusione tra lavoro (“business”) e piacere (“lesure”): tendenza che anche in Veneto sembra affermarsi sempre di più. Le trasferte d’affari, infatti, sono in ripresa, tornate quasi ai livelli pre-pandemici. Da un lato la permanenza media dei viaggiatori business è aumentata. Dall’altro si assiste a un processo di trasformazione interessante da analizzare: perché sempre di più è possibile mettere insieme dovere e diletto.
Se guardiamo alle tendenze con orizzonte al 2030, le componenti tipiche di una giornata quali la professione, lo svago, la ristorazione, il tempo libero, continueranno a fondersi sempre più. Questo vuol dire che gli hotel dovranno essere capaci di intercettare una richiesta di accoglienza più articolata provvedendo a realizzare anche delle aree o stanze polifunzionali, dove la gente potrà lavorare, mangiare, intrattenere le proprie relazioni e restare socialmente connessa. L’esperienza del Covid ci ha insegnato che oggi si può lavorare da remoto, da molti posti.
Ecco, dunque, la sfida a cui siamo già chiamati: dotare le strutture ricettive di spazi, camere comprese, capaci di dare all’ospite nuovi servizi come, per esempio, la possibilità di tenere una riunione con i colleghi o di collegarsi per una call. I soggiorni di lavoro stanno diventando più lunghi proprio perché le persone tendono a ritagliarsi del tempo per conoscere e per frequentare il luogo di destinazione: mete dove business e lesure potranno e dovranno sempre di più andare a braccetto.