Nel suggestivo scenario Veneto, patria di cultura, storia e bellezze naturali, l’industria alberghiera svolge un ruolo fondamentale nell’offrire un’accoglienza di qualità ai visitatori provenienti da tutto il mondo.
All’interno di questo settore vitale, emerge una dinamica interessante: l’approccio degli albergatori al rinnovamento delle loro strutture. Ovvero ciò che rende un albergatore unico è la sua visione su come migliorare e trasformare il proprio spazio per creare un’esperienza indimenticabile per gli ospiti.
Nella mia esperienza personale nel corso degli anni, ho incontrato molti albergatori e posso dire che alla fine si delineano sempre due tipologie principali: coloro che si concentrano principalmente sui numeri e la gestione imprenditoriale e quelli che invece pongono l’accento sulla passione e la dedizione per l’arte dell’ospitalità. Entrambi gli approcci hanno i loro pro e contro, ma spesso si generano conflitti che possono rallentare il progresso e il miglioramento.
I primi, attenti ai numeri, si sforzano di raggiungere risultati tangibili e di massimizzare i profitti.
Spesso vedo albergatori che si improvvisano come manutentori, receptionist, bagnini, e fin qui ci sta l’intercambiabilità vista anche la carenza di personale o l’urgenza, ma la cosa prosegue anche ad albergo chiuso con ruoli ancor più specifici come capi cantiere, architetti o ingegneri durante le ristrutturazioni, cercando cosi o di risparmiare sui costi o di appagare la mania di controllo o ancora di riempire il tempo, invece di investirlo in altro magari nel viaggiare e fare loro stessi l’ospite.
Questo approccio spesso può comportare rischi e compromessi sulla qualità finale del progetto e abbassare la responsabilità, la competenza e l’esperienza delle ditte specializzate (veramente specializzate) che potrebbero portare risultati superiori, sia in termini di design che di funzionalità. Dall’altra parte dello spettro, ci sono gli albergatori appassionati che mettono il cuore e l’anima nell’ospitalità.
Questi uomini e donne valorizzano l’aspetto umano dell’accoglienza e si sforzano di creare esperienze uniche per i propri ospiti, amanti dei dettagli e orientati benessere dei clienti cosi tanto da trascurare gli aspetti più imprenditoriali e di convenienza, come affidarsi al geometra del paese, all’archi star di grido o a miriadi di consulenze apparentemente super specialistiche che spesso dicono tutto e niente, perdendo spesso la gestione dei costi e il controllo dei profitti. Questo può portare anche a difficoltà finanziarie e soprattutto a ostacolare la possibilità di migliorare e crescere come albergatori.
In un mondo ideale, ogni albergatore dovrebbe trovare un equilibrio tra imprenditorialità e passione. Sarebbe come armonizzare le note di una melodia perfetta, con entrambi gli approcci che si sostengono reciprocamente. Lasciare che le ditte specializzate svolgano il proprio lavoro nel rinnovamento dell’hotel, consentendo agli albergatori di concentrarsi sulle piccole cose che contano: il sorriso di una receptionist, l’attenzione al benessere delle cameriere ai piani, o la qualità della marmellata del breakfast ecc., e sempre di più abbracciare il coinvolgimento attivo nella cura dei dettagli che rendono unica l’ospitalità italiana. Come in un’opera d’arte, l’ospitalità italiana nel mondo potrebbe essere considerata un mix di colori vivaci, sapori unici e suoni melodiosi. È la fusione tra l’imprenditorialità che tiene in vita un hotel e la passione che ispira il cuore dei suoi ospiti. La combinazione perfetta tra questi due aspetti sarà la chiave per distinguersi e creare un’esperienza autentica.
In conclusione, cari albergatori del Veneto, siate un po’ imprenditori e un po’ appassionati. Ascoltate le richieste dei vs ospiti, ma abbracciate anche le leggi del business. Trovate l’equilibrio perfetto che permetta di cogliere l’essenza dell’ospitalità, creando un’esperienza indimenticabile per ogni ospite che varca la soglia del vostro hotel. Questa sarà la vostra opera d’arte, la vostra firma nel mondo dell’ospitalità. Che il vostro albergo brilli come un quadro in una galleria d’arte, invitando i viaggiatori a vivere l’ospitalità nel suo splendore. Un giorno avrò anch’io un mio hotel da far brillare.